martedì 23 luglio 2013

Vedovella selvatica

(Scabiosa columbaria)

(dialettale: )

Incuriosisce il suo nome comune 'vedovella', ma l'immagine che suggerisce quando il suo fiore ondeggia solitario sull'alto e sottile stelo levigato è proprio quella di chi è rimasto solo a guardare gli altri magari riuniti in grosse adunate a farsi compagnia e a darsi reciproco coraggio.

Più aspra la denominazione 'scabiosa', sembra qualcosa da evitare, invece pare che le fosse un tempo attribuito perchè veniva usata per curare le affezioni della pelle, come la scabbia e quindi era lei che contribuiva ad allontanare le cose spiacevoli.


La pianta, che è tutta tesa verso l'alto, mostra foglie opposte, oblunghe e profondamente incise, quasi a formare un leggero merletto; si rimpiccioliscono via via lungo il fusto che ogni tanto si ramifica ma che appare sempre più nudo.


In cima si forma un capolino arrotondato che sul retro sfoggia un calice con sottilissimi sepali verde scuro che fanno da vassoio a miniboccioli arrotondati e raggrumati in ordinati cerchi, talmente fitti da formare una specie di cupola trapuntata.


Quando si aprono, i fiori più esterni si differenziano per le dimensioni maggiori rispetto ai centrali: sono composti da corolle a 5 lobi di cui i 3 inferiori molto più grandi dei 2 superiori che quasi non si notano, mentre lentamente tutta la superficie va a ricoprirsi di una distesa di antere delicatamente sospese su questa distesa lilla.

Ma l'elemento più attraente e particolare è il ricettacolo che rimane dopo la caduta dei petali: cupoliforme, cosparso di tutti i frutticini simili a piccole logge, sembra proprio uno di quei  pinnacoli che si ergono al di sopra di fantastiche dimore orientali.