venerdì 27 settembre 2013

Brunella

(Prunella vulgaris)

(dialettale:   )

Dopo ogni rasatura dei prati ecco apparire dappertutto una pianta molto accomodante che s'affretta ad arricchirli nuovamente di colore, come se la monotonia del verde sbiadito dei fusti tagliati non la soddisfacesse: è la brunella.


Bruna di nome e di fatto la sua infiorescenza composta da brattee, calici e corolle addensati all'ascella delle 2 foglioline più elevate sugli assi fiorali in genere poveri di foglie: le prime verdastre con bordi più scuri, i secondi marronastri, contenenti le corolle lilla o viola che diventano brunicce quando il tutto appassisce.

Lo spicastro con la parte superiore appiattita è un insieme di brattee che segnano ogni livello dove sono fissati i calici dai quali sbocciano i fiori ad angolo retto uno rispetto all'altro per evitare di ombreggiarsi.


Ogni calice,  con peli molto divarcati, termina con un lobo superiore diviso in 3 denti e l'inferiore con 2 e persiste dopo la fioritura; la corolla formata da un largo tubo termina con un labbro superiore grande, arcuato e suddiviso in 2 parti, mentre l'inferiore pendulo si espande in 3 lobi di diverse dimensioni.


All'interno alloggiano 4 stami, di cui i due anteriori sporgono con le loro antere a due punte e lo stimma anch'esso diviso in 2; insomma è una pianta nella quale la natura si è divertita a suddividere molti elementi e che difatti facilmente origina nuovi ibridi.


Un tempo si pensava avesse, tra le altre,  proprietà di cicatrizzazione delle ferite, in quanto si credeva che la forma delle  parti delle piante denotassero la loro capacità di curare organi o malattie simili; siccome il fiore della brunella, vista di profilo, sembra un falcetto, poteva essere utile in caso di tagli inferti da armi così fatte.