martedì 25 giugno 2013

Trifoglio dei prati

(Trifolium pratense)

(dialettale: strafoi)


Un folto cespo ramoso originato dall'allungarsi e dall'abbarbicarsi dei fusti striscianti a terra è riconosciuto da tutti come trifoglio per la caratteristica delle sue foglie di essere composte da 3 segmenti, di forma ellittica, rischiarate sulla pagina superiore da un'arcuata macchia di un verde più tenue.

Ogni foglia, sospesa ad un gambo più o meno lungo che risponde tremolando ad ogni soffio di vento, sfrutta proprio quel po' di luce che capta negli spazi liberi che va ad occupare mentre avviene questa oscillazione generale.


Vi sono poi le foglie, che escono da brattee membranose e ciliate in cima con breve picciolo, sparse lungo i numerosi steli e sull'estremità facendo risaltare un'infiorescenza a palloncino.

I fiori che la compongono non maturano tutti insieme: i primi sono i più bassi ed esterni. Modesti nella loro livrea, su un calice irsuto, si presentano con una corolla formata da un lunghissimo tubo bianco che si apre in 5 petali, uno superiore a forma di stendardo più visibile, due uniti in basso e 2 laterali, di un bella sfumatura fucsia o rosa con all'interno un pistillo doppio e qualche stame.


Singolarmente nulla di particolare, ma quando tutto il globo è fiorito, insieme a mille altri, l'effetto cromatico è notevole.



Ci hanno pensato anche gli uomini a rendere speciale questa pianta, ritenendo che lo stelo rappresenti l'Uno e le 3 foglie la sua manifestazione; addirittura in certe fiabe irlandesi si raccontava che fossero gli elfi a succhiarla golosamente e se un uomo avesse trovato il re dei trifogli, cioè il raro quadrifoglio, gli sarebbero apparsi in carne ed ossa. E in questo modo è diventato il portafortuna per eccellenza.