giovedì 19 settembre 2013

Trifoglio bianco

(Trifolium repens)

(dialettale: strafoi)

Dai nodi dei suoi steli striscianti il trifoglio bianco fa uscire radici che daranno origine a una pianta indipendente quando la pianta madre morirà. E in questo modo avanza lungo i prati, espandendosi ogni anno, pare, di circa una ventina di centimetri: una vera viaggiatrice!

Dai nodi si possono sviluppare anche le verdi foglie trifogliate, talvolta macchiate di bianco, leggermente dentate ai margini.


Sono 3 foglioline molto sensibili, in grado di proteggersi dalla perdita notturna del calore accumulato durante il giorno: da spiegate e ben distese, al sopraggiungere della notte, si sistemano in posizione di sonno, cioè si ripiegano una sull'altra e si raddrizzano verso l'alto, disponendosi in verticale.

Questi movimenti sono possibili per la particolare articolazione presente nei loro punti di  inserzione, nella quale si verificano dei cambiamenti di turgore dovuti a variazioni di temperatura e di umidità dell'aria.

E sempre dallo stesso punto può uscire un peduncolo eretto, che raggiunge un'altezza superiore a quella delle foglie, il quale regge un'infiorescenza a palla, composta da un buon numero di fiori bianchi o lievemente rosati.


Odorano di miele in pieno sole per attirare le api, mentre di notte sono inodori. La corolla di ciascun fiore mostra 5 petali di forma e grandezza diverse e 10 stami leggermente collegati tra loro; terminata la fioritura, pende floscia assumendo una triste tinta bruna.