domenica 31 marzo 2013

Corniolo

(Cornus mas)

(dialettale: cornoler)


Sull'alberello dai rami grigiastri, noto per la sua flemma nello svilupparsi, ma anche per la sua  robustezza, appare una trina di un bel giallo vivo, composta da uno sciame di fiori su fiori quando ancora scorazzano le raffiche gelate invernali.


Si sono schiuse le piccole gemme rossicce che prima erano ben sigillate da due paia di brattee disposte in croce e spalmate da una sostanza capace di trasformare i raggi luminosi in raggi calorifici, spronandole quindi ad aprirsi.

Nell'interno di questo tiepido involucro non appare solo un fiore ma un'ombrella globosa di fiori d'età diversa, infatti alcuni sfoggiano petali ben distesi, altri ripiegati, altri ormai caduti.


Nessuna competizione tra loro, ad ognuno il proprio tempo e il proprio spazio, bisogna favorire in ogni modo una fecondazione incrociata. Ci vuole programmazione per generare dei frutti!

Mentre gradualmente i fiori si fanno adulti, le quattro brattee ben allargate con il loro fondo giallo chiaro s'incaricano d'accentuare la visibilità delle infiorescenze cosiché gli insetti impollinatori non le perdano di vista e possano collaborare come trasportatori di polline.


Il nome deriva da 'cornus - corno' ad indicare la particolare consistenza e lucentezza del legno simile alle corna del bue e la simbologia floreale gli attribuisce la qualità della durata e quindi della fedeltà.

sabato 30 marzo 2013

Pratolina

(Bellis perennis)

(dialettale: paradisi)


Il nome pratolina lo fa subito capire: il suo mondo è il prato che, in modo esuberante ed imprevedibile, imbianca d'una miriade di minuti capolini, regalando ai tappeti erbosi, magari un po' piatti e troppo rigidi, un nuovo disegno.



Il tutto dura finché erbe più alte e prepotenti non la soffocano, costringendola ad attendere, per riapparire, uno sfalcio regolare di cui non ha paura, perché le sue foglie restano sempre appiattite al suolo ed evitano la tosatura, mettendola nella condizione di essere di nuovo la prima a rifiorire.

Ha abitudini salutari perché al mattino col bel sole mette in mostra apertamente tutti i suoi fiorellini, mentre verso sera e se piove i fiori esterni s'incurvano come a proteggere gli interni.


Infatti, su steli lanciati, s'appoggiano capolini centrali formati da minuscoli fiori tubulosi inseriti su una dilatazione a disco dell'asse fiorale, attorniati da fiori a linguetta, bianchi macchiati di rosa o di rosso.



Il nome 'bellis' deriva da 'bellus - grazioso, bello' o da 'bellum - guerra' perché pare fosse usata un tempo per curare le ferite dei guerrieri in battaglia.
Ad essa nel Medio Evo sono state attribuite capacità profetiche in materia amorosa: chi ha qualche dubbio la interpelli!

venerdì 29 marzo 2013

Venerdì santo








Giorno coperto, nel bosco ancora neve,
sul ramo spoglio il merlo canta:
un soffio di primavera vibra timoroso,
gonfio di gioia, colmo di dolore.








Taciturno e minuscolo giace nel prato
il popolo dei crochi, un nido di viole,
odora timido e non sa di cosa,
odora morte e festa.





Le gemme sono accecate dalle lacrime,
il cielo incombe vicino e trepidante
e ogni orto, ogni collina sono
Golgota e Getsemani.
(In giardino - Hermann Hesse)






giovedì 28 marzo 2013

Primula

(Primula vulgaris)

(dialettale: primavere)


La primula, che tappezza senza risparmiarsi le pendici delle alture esposte al sole, è detta da qualcuno 'fior di cuculo' perché addobba la terra con i suoi fiori gialli quando il cuculo, messaggero della primavera, comincia a far echeggiare tra i rami il suo ripetitivo canto, cucù, cucù.


Ed anche questa pianticella ripete se stessa, perché il rizoma, che è il suo fusto nascosto sotto terra, muore nella sua parte vecchia, mentre dall'altra s'allunga per mezzo di  gemme che ogni anno costruiscono un nuovo pezzo di fusto, di seguito del precedente, completandolo poi con radici temporanee.

Così ringiovanita, tra le foglie bollose, disposte a rosetta, accende una miriade di corolle gialle, assomiglianti a lampadine ammiccanti, per ravvivare i tappeti invernali di foglie morte.

La corolla di ciascun fiore è un tubo quasi cilindrico che s'espande in un orlo a ruota, diviso in cinque lobi cuoriformi, in pratica un imbuto floreale che qualcuno succhia perché, nascosti in questo astuccio, s'annidano cinque stami e un solo pistillo dal sapore dolciastro.
Il tutto è protetto da un calice ottenuto dalla fusione di tanti sepali quanti sono i petali, dei quali restano libere solo le punte. 


Se questi bicchierini non fossero così minuscoli, si potrebbero usare per brindare alla primula, il cui nome da 'primus - primo' indica la sua vittoria nell'essere la prima a fiorire ed anche la freschezza del suo apparire inaspettato che inneggia alla gioventù e al rinnovamento.

mercoledì 27 marzo 2013

Farfaro

(Tussilago farfara)

(dialettale: §lavaza)


Dove l'acqua scorre e il terreno è franoso ed incolto, anche smosso perché riportato, si aprono fiori dall'aspetto grassoccio su peduncoli cotonosi, inguainati da una sfilata di foglioline lanceolate bianco-rossicce.

Non sono ancora visibili le vere foglie che si svilupperanno alla base da fusti sotterranei; appariranno a contatto con il terreno, grandi, molli ed arrotondate, glauche nella parte superiore e ricoperte di lunghi e solidi peli bianchi come feltro nella inferiore. Evidentemente la pianta si vuol proteggere in tutti i modi dal freddo e dall'umidità dei luoghi dove soggiorna.



Le infiorescenze invece non danno l'idea di essere freddolose: come soli splendenti in un giorno sereno, ostentano non una, ma due serie di minifiori, raggruppati stretti stretti in un cespo lievemente spettinato.

Nel bottone centrale s'ammucchiano fiorellini con un calice formato da sepali ridotti a lunghi peli che racchiudono gli stami saldati insieme in compagnia di un pistillo sterile.
Ciascuno di quelli della corona esterna invece s'espande in una linguetta allungata che ospita il pistillo fertile, quello che darà origine ai frutti.
Che composizione complessa, tale da dare ad ogni parte uno scopo nella vita!


Pianta terapeuticamente valida, fin dall'antichità è stata usata in particolare per curare malattie da raffreddamento. come testimonia il suo nome 'tussis - togliere, togliere la tosse'.

lunedì 25 marzo 2013

Bucaneve

(Galanthus nivalis)

(dialettale: canpanela)


Accarezzati da qualche debole raggio di sole o anche da qualche fiocco di neve, i bucaneve rappresentano l'avanguardia di quella moltitudine floreale che tra aprile e maggio s'impegnerà ad invadere ogni angolo, simboli quindi di una speranza che anche nelle avversità più estreme ci invita a superare lo sconforto.


Ma come può permettersi una tale precocità? Il segreto sta nel suo bulbo sotterraneo, nel quale foglie trasformate in scaglie carnose, ricche di fecola, alimentano il germoglio troppo debole per bastare a se stesso.

E le riserve sono così abbondanti da stimolare lo sviluppo di una guaina che abbraccia due uniche foglie lineari e un gambo che sorregge una corolla solitaria, pendente come una campanella o una lampada.


Tre grandi sepali lattei sono disposti a protezione della corolla interna di tre petali, anch'essi candidi ma con verdi goccioline all'apice di ognuno, i quali ospitano sei stami aranciati e un unico pistillo.


Il suo nome significa ' latte e fiore', quindi fiore  color latte della neve, immagine di allegria, freschezza, novità, purezza. Forse vuol rivaleggiare col bianco della neve da cui si distingue per quella macchiolina verde e per quel profumo indefinibile, fatto soltanto d'aria e di sentore d'erba brinata. 




domenica 24 marzo 2013

Ginepro

(Juniperus communis)

(dialettale: denever)


Conifera dallo spirito molto avventuroso, cresce spontanea in luoghi anche poco ospitali a causa del clima e della composizione del terreno. Ha forma di piramide cespugliosa, fitta di foglioline acuminate, raggruppate a tre a tre, di un verde che vira nell'azzurro. 


Le si può attribuire una storia ragguardevole, perché fin dall'antico Egitto era tenuta in grande considerazione per i suoi poteri balsamici e la si metteva a bruciare nei bracieri in modo che il fumo sprigionato fosse un rimedio per i corpi affaticati.
Da allora fu usata per molti altri scopi medicinali ed alimentari, fino ad ottenere, usando le sue bacche fermentate nell'alcool, un distillato conosciuto col nome di gin.

Le infiorescenze maschili sono piccole gemme globose di colore giallo, le femminili verdastre; lentamente, poiché impiegano 3 anni per maturare, diventano bacche-coccole verdi e poi nero-bluastre, lucide e cerose.
Così nella stessa pianta si trovano frutti in diversi stadi di maturazione che regalano un profumo dolce, intenso, resinoso e un sapore aggressivo, un po' acre.


Il ginepro è un perfetto stimolatore di molti sensi, anche dell'utero perché il suo nome significa ' far partorire le mucche': il suo significato, viste le molte virtù medicamentose, è 'ti verrò in soccorso, sarò il tuo asilo'.

Abbiamo quindi anche questa pianta come amico!

sabato 23 marzo 2013

Elleboro

(Helleborus viridis)

(dialettale: scaca-pedoci)


Alla base di alberi ed arbusti appena appena in via di risveglio, nel suolo gelato sanno farsi strada precocemente gli ellebori.

Molto rustici e spontanei, crescono in zone umide ed ombrose, riconoscibili per il fatto di sfoggiare un abito così verde, che più verde non si può, dato che sono completamente verdi dalla testa ai piedi: un cenno di speranza in un terreno ancora spopolato.

I fiori peduncolati giallo-verdastri, leggermente profumati, sono composti da cinque brattee, sepali del calice, disposti a corona intorno ai numerosissimi stami e ai pochi pistilli centrali.


All'interno si nascondono altri dieci, dodici elementi verdognoli, di forma strana, come cornetti fissati per la punta ed aperti in alto: essi rappresentano la vera corolla la quale, essendo seminascosta, è la particolarità di questa specie. In pratica quelli che sembrano petali sono foglie trasformate. Che inganno!


E ingannevole risulta anche il suo succo che contiene un veleno molto potente, per cui risulta ben adeguato il suo nome che significa 'cattivo cibo'.



venerdì 22 marzo 2013

Erica

(Erica carnea)

(dialettale: borsei)


Sognatori in letargo come siamo, talvolta siamo colti di sorpresa da chi, sola soletta, festeggia una sua personale primavera in data assai diversa da quella ufficiale: si tratta dell'erica, un arbusto strisciante, alto una trentina di centimetri, che stende dei drappi di colore sul terreno brinato, o che sporge dalla neve offrendo un ricamo di un rosa delicato su sfondo bianco.
I suoi cespi sono  talmente compatti da non permettere al di sotto lo sviluppo di altre piante; se non disturbati, lentamente s'espandono e si danno alla colonizzazione asfissiando lentamente i vicini.


Le sue foglie aghiformi, di un verde polveroso, sono riunite in ciuffetti persistenti.


I fiori hanno l'aspetto di minuscole campanelle a barilotto, cilindriche o tubolari, riunite in spighe fitte di color roseo più o meno intenso.


Nel linguaggio dei fiori alle eriche si suole attribuire il significato 'solitudine, pace', che ben s'adatta all'ambiente naturale dove si ricavano il loro spazio, ossia montagna, brughiera, lande deserte.
Pare anche che le loro radici siano così forti da spezzare perfino le rocce dove cercano di ancorarsi e farsi strada. In effetti sono le avversità e i contrasti a fornire a ciascuno la capacità di crescere e sopravvivere.



mercoledì 20 marzo 2013

Salice


(Salix caprea, salix alba, salix viminalis...)

(dialettale : salez)


Tra le prime ad avvertire l'avvicinarsi  di tempi nuovi ci sono le gemme a fiore di diverse specie di salice che crescono con portamento spesso cespuglioso, ma anche come alberelli isolati, nelle  numerose zone umide della Valpiana, ad un'altitudine di circa 900 metri sul livello del mare.


I suoi amenti si sviluppano sui rami ancora nudi: le gemme maschili, avvolte in squame brune, addossate le une alle altre come le tegole di un tetto, sono infiorescenze arrotondate e grassocce, protette da un pelo grigio-argenteo. Nel progredire del loro sviluppo s'ingrossano sempre più, s'incurvano e si ricoprono di antere dalla gialla capocchia ricolma del polline che il vento s'incaricherà di disperdere, sperando che vada a depositarsi sui fiori femminili, meno appariscenti e di colore verdastro.



È specie pioniera, quindi coraggiosa perché cresce su terreni non sempre ospitali e nel linguaggio delle piante assume il significato 'árrenditi', come a dire che è talmente forte da sopravvivere anche se non incontra situazioni favorevoli. 
Nell'affrontare un nuovo anno anche gli umani dovrebbero assumere questo atteggiamento. 

lunedì 18 marzo 2013

Gemme nuove, vita nuova


Ed ecco sul tronco
si rompono gemme:
un verde più nuovo
dell'erba
che il cuore riposa:
il ceppo pareva già morto
piegato sul botro.
E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell'acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c'era.


(Specchio - S. Quasimodo)


Tonde e piene, oppure lunghe ed affusolate, pelose come gattini argentati o cosparse da irte scaglie lucide, le gemme sono il futuro delle piante ed anche il nostro futuro. Sono scrigni viventi che racchiudono cellule bambine destinate a sviluppare o fiori, o rami, o foglie e la loro bellezza si manifesta soprattutto al momento della schiusa che avviene quando l'orologio interiore della pianta avverte che è giunta l'ora. 
Ed ecco che allora luce, temperatura, umidità, produzione di sostanze ormonali inducono le cellule a differenziarsi e a proliferare, dando loro la forza di allungarsi, di squamarsi e di aprirsi per mettere alla luce il tesoro che contengono.

domenica 17 marzo 2013

Valpiana: un giardino per tutto l'anno

In ogni stagione la Valpiana è un giardino fiorito.
È una località che si trova ad un'altitudine di circa 900 metri, nelle Prealpi Bellunesi.
La ricchezza della sua flora è tale che è forte il desiderio di valorizzarla e di trasmetterne la bellezza.
Così, questo blog si propone di offrire schede illustrative delle piante che nei vari momenti dell'anno si offrono alla contemplazione.
Sicuramente ci stimoleranno a migliorare la nostra comprensione del bello di questo ambiente naturale.