lunedì 6 gennaio 2014

Falsi frutti di rosa canina

(Cinorrodi)

(dialettale: stropacui)


Dopo la gloria della fioritura, ecco che gli arbusti di rosa canina, quelle semplici rose dai 5 leggeri petali appena appoggiati al calice come ali di farfalle, offrono lo spettacolo dei loro frutti; e da lontano appaiono come una morbida onda di fuoco che si staglia contro il cielo azzurro.


Piccoli otri di un intenso rosso aranciato, lucidi e levigati, custodiscono nel loro ventre i veri frutti pelosi: questi hanno l'aspetto di minuscole noccioline irsute, ciascuna delle quali nasconde all'interno il seme e il tutto è avvolto da un involucro di polpa acidula e compatta.

Persino uccelli e altri animali dei boschi sanno che rappresentano un forziere di sostanze utili a rinforzarsi per sopportare i rigori dell'inverno e se ne nutrono facendo buon uso della vitamina C e dei tannini in essa contenuti.


Anche gli umani un tempo li utilizzavano come medicamento astringente; ma se ne può fare un dolce utilizzo, raccogliendoli quando i primi freddi li hanno ammorbiditi e trasformandoli in una confettura deliziosa, apprendendo anche nel contempo l'arte della pazienza.

Staccare il tappo nerastro sul collo delle botticelle, tagliarle, togliere dall'interno la peluria, recuperare quel pizzico di polpa utile e metterla a cuocere in poca acqua finché si ammorbidisce può richiedere ore ed ore di attività 'zen'.


Passando al setaccio, aggiungendo dello zucchero, facendo cuocere ancora per poco, ci si assicura una scorta di profumo di rosa, di sapore di rosa, di colore di rosa: un vero elisir che scaccia la malinconia dei mesi senza colore.