domenica 4 agosto 2013

Garofanino maggiore

(Epilobium angustifolium)

(dialettale: )

Di solito si possono contemplare ampie distese di epilobio sui bordi dei fossi o lungo umidi avvallamenti, ma la natura è molto coraggiosa e intraprendente tanto che queste piante da umido talvolta s'avventurano su ruderi assolati, accanto a muri a secco, al bordo dei sentieri, dimostrandosi adattabili e prodighe.


Potendo contare su un robusto rizoma ramificato, danno origine ad un fusto alto, consistente e rossiccio, cosparso di foglie strette e lunghe, grigio cerulee, dove si evidenzia una grossa nervatura centrale più chiara che fa da piega ai due lembi un po' rialzati verso l'interno.

Svetta sulla cima un'infiorescenza composta da brattee che  supportano  dei boccioli fusiformi con gambi arcuati ad angolo.

Comincia a schiudersi quello più in basso, mentre in punta se ne formano di nuovi, come se la pianta temesse di non averne abbastanza da esporre o volesse restare a lungo in fiore.


Su un calice diviso in 4 lobi lanceolati fucsia intenso, tepali di quel colore forse per accrescere la visibilità, s'aprono 4 petali liberi, a forma di clavetta di un lilla più leggero.

Dal punto centrale penzolano 8 vistosi stami con antere arancioni e un grande stilo che,a maturazione, si riflette all'indietro suddividendosi n 4 uncini biancastri.


Il nome da 'epi - sopra' e 'lobos- lobo' vuole spiegare che i petali sono situati sopra l'ovario, ma non rende giustizia alla vivace eleganza di questa pianta, denominata da chi la raccoglieva un tempo per le sue proprietà curative 'erba di Sant'Anna' o di 'Sant'Antonio'.