martedì 19 agosto 2014

Elleborina crestata

(Epipactis atrorubens)

(dialettale:   )


Un pendio assolato di terreno calcareo ben drenato con affioranti rocce biancastre è un'ottima quinta per far risaltare il marrone purpureo di un'abbondante colonia di elleborina crestata, dal coraggioso comportamento di pianta pioniera; la difficoltà di sopravvivere in questo luogo è testimoniata anche dalla presenza di pianticelle esili e magre non fiorite.

Il loro rizoma sotterraneo ha comunque fatto emergere un fusto arrossato e cosparso da una fitta coltre di peli biancastri con qualche squama violacea, tra ovali foglie verdi, disposte alternativamente su due file, rinforzate da nervature parallele che le danno un aspetto rustico.


Ma l'infiorescenza, con la sua sfilata di fiori pendenti dai loro pedicelli, anch'essi collocati con ordine quasi a coppie, stupisce ed eccita la fantasia per l'ineguagliabile struttura di ognuno di questi.

I 3 appuntiti tepali esterni, dipinti di un viola polveroso, fanno da ornamento ai 3 interni, dove il centrale mostra dimensioni ragguardevoli e una forma particolare: nella parte in fondo, concava, appare simile ad una pantofolina sfumata di chiaro, la quale, sul davanti, s'allunga in 2 morbide arricciature rosate, quasi un fiocco per abbellire il tutto.

Al di sopra spicca l'organo a colonna formato da stame e stilo, di un bel giallo che pare emanare una luce soffusa perchè ombreggiato e protetto dai tepali al di sopra.

Un leggero profumo vanigliato, oltre al fantastico ' design', è l'ulteriore attrazione che l'elleborine ha escogitato per garantirsi la visita di qualche insetto che favorirà l'impollinazione utile alla formazione di un notevole numero di minuscoli semi.





lunedì 28 luglio 2014

Ranuncolo bianco a foglie d'aconito

(Ranunculus aconitifolius)

(dialettale:    )


Lo sforzo di individuare piante mai viste per il piacere di osservarle ha portato alla scoperta di questa specie, confusa tra molte altre varietà di fiori, in una valletta umida e semiombrosa situata in una zona piuttosto alta e quindi non disturbata da attività umane.

Lo sguardo è stato subito attirato da bocciolini che sembravano perle bianche incastonate tra sepali rossicci ben aderenti ed è andato subito a cercare corolle aperte; ed eccole lì, solitarie, alla sommità di esili ed elastici peduncoli, privi di foglie, quasi a volerle lasciare sole a sfoggiare un bianco puro perfetto.


La somiglianza con un ranuncolo è apparsa subito, ma l'idea non pareva corretta, data l'abitudine a collegarlo in genere con il colore giallo, ma la ricerca di informazioni ha confermato che ,sì, si tratta di un ranuncolo con foglie e fiori un po' inconsueti, ma con qualità e difetti simili a quelli di tutti gli altri.

Fiori dalla struttura arcaica, portano calice, corolla, stami, pistilli ed ovario derivati da foglie che hanno subito una metamorfosi per poter assolvere al loro compito, ma ciascuna parte mostra  qualche estrosa caratterizzazione.

Questo fatto non toglie nulla alla loro bellezza splendente sottolineata da un sottofondo di foglie con incisioni profonde che le suddividono in diversi lobi vistosamente seghettati ed innervati, simili a quelle dell'aconito. 

mercoledì 9 luglio 2014

Platantera comune

(Platanthera bifolia)

(dialettale:   )


L'orchidea platantera usa una strategia di richiamo degli insetti un po' dispettosa: confina infatti il suo serbatoio di nettare in fondo ad un lungo sperone filiforme, lievemente incurvato verso il basso,di cui ogni fiore, leggermente profumato verso sera, è fornito.

Pertanto solo farfalle dotate di estesi e sottili organi succhiatori sono ammesse a godere di tale dolcezza, pagandola con il servizio di trasporto in un altro sito del polline gelatinoso contenuto nelle logge dell'antera posizionata al centro  di ogni fiore.


Un allestimento di scena  assai complicato, rilevabile anche nella struttura delle corolle bianche, quasi traslucide, i cui 6 segmenti sono disposti in modo eccentrico, tra cui spicca in modo particolare il labello nastriforme che pende come una lingua da una bocca spalancata e appunto bilanciato posteriormente dallo sperone allungato.


L'intrecciarsi nella spiga fiorale di lingue e speroni appare come un ricamo prezioso, bizzarro e sensuale, tanto che nei tempi andati si riteneva che nelle sue radici fosse conservato il ricordo delle parti anatomiche sessuali maschili.

Infatti il fusto nascosto sotto terra è composto da 2 radici modificate e ingrossate per immagazzinare sostanze di riserva, una più avvizzita, l'altra più turgida, di forma ovoidale.

La parte emergente si erge diritta, accompagnata alla base da una coppia di foglie intensamente colorate di verde, mentre piccole membrane accompagnano ogni peduncolo fiorale proteggendolo e sottolineandone il fresco biancore.

lunedì 7 luglio 2014

Senecio a foglie sottili

(Thephroseris longifolia)

(dialettale:  )


Essendo abbastanza vistosa forse questa pianta non poteva essere chiamata 'Cenerentola'; per essa è stato scelto un appellativo più misterioso e complesso 'Thephroseris' il cui significato però è lo stesso: 'color della cenere', per quella sfumatura grigiastra che la rende distinguibile, ancor prima della fioritura, tra la vegetazione dei pendii asciutti o dei prati soleggiati.


Foglie più lunghe che larghe, alternate lungo i fusti, tendenti verso l'alto, forniscono per la loro lanosità un'idea di morbidezza e di pace solo apparente, perchè i margini dentati e l'attorcigliamento delle foglie fanno pensare a una qualche lotta per la sopravvivenza.

Prepotente appare il gambo che sostiene l'infiorescenza: sovrasta autorevolmente l'insieme delle foglie con la sua grossezza, accentuata da costole parallele, longitudinali, atte a sostenerne il peso.


Da questo si dipartono alcuni peduncoli bianco-lanosi, avvolti talvolta da una trama ragnatelosa, i quali sostengono un involucro squamoso su cui s'aprono fiori giallo dorati, così luminosi da rivaleggiare con il sole.

Come in altre asteracee, sul bordo circolare sono esposti i fiori a linguetta, formata da un prolungamento del tubolo e, non poteva essere diversamente, sono solo femminili; nel centro s'affollano i fiori a tubo con 5 lobi, bisessuali, quindi con 5 stami ed un solo stilo. 

lunedì 16 giugno 2014

Peverina a foglie strette

(Cerastium arvense)

(dialettale:   )


Se si dovesse badare al nome di questa piccola erbacea ' cerastium arvense' si dovrebbe sorridere pensando al suo significato che potrebbe essere 'cornuto dei campi', per la forma simile ad un corno dei suoi frutti.

E siccome, di solito, essendo provvista di vitali stoloni striscianti, forma dei densi ed intricati tappeti, soprattutto nei pascoli aridi e rasi, ma anche nei giardini sassosi dove può essere seminata o trapiantata, i 'dotati di corna' da osservare sono innumerevoli.


Infatti anche la fioritura  risulta molto abbondante con uno sviluppo incontenibile di corolle semplici, disposte all'estremità di brevi peduncoli ascendenti,  rivolte verso l'alto e valorizzate da foglie pelose, opposte, di un bel verde glauco che assume una tonalità grigio argentea per la sottile peluria chiara che lo mimetizza.


Le corolle, sostenute da 5 sepali, espongono in bella vista 5 petali liberi e  bianchi, suddivisi in 2 lobi all'estremità esterna e solcati da linee longitudinali più scure, che si dipartono dal centro, dove 5 stili sormontano gli ovuli disposti su una colonna centrale verdastra e 10 stami fanno dondolare le loro grandi antere.

Tutto questo biancore schiarisce ed illumina anche gli angoli più oscuri, dando ragione agli inglesi che la definiscono 'neve d'estate'.


martedì 10 giugno 2014

Cariofillata dei rivi

(Geum rivale)

(dialettale: erba benedeta)


C'è un po' del colore della cioccolata lungo i morbidi fusticini pelosi e sulla parte esterna dei 5 sepali triangolari e forse per questo motivo negli stati orientali del Nord America la pianta è chiamata 'chocolata indiana', mentre da noi è la cariofillata dei rivi o erba benedetta acquatica e ciò fa intuire che è dotata di proprietà curative importanti.


Infatti era conosciuta ed apprezzata fin dall'antichità perchè il suo rizoma, dal gusto simile a quello dei chiodi di garofano, era utilizzato anche per aromatizzare vino e birra, ed ecco l'origine del nome geum dal greco ' geuo - dare sapore'.

I fiori, semplici e fugaci, a forma di coppa o campana rovesciata, stanno chini come a nascondersi o a pregare e il loro calice appare come una gonna che avvolge una sottogonna pieghettata formata da 5 petali poco sporgenti, giallastri con venature porporine.


Nel centro s'affollano stretti stretti un gran numero di stami verdastri e gli stili dei pistilli con apici uncinati.

A seconda del luogo di crescita, in genere sempre terreni umidi e torbosi, e del momento di fioritura, queste pendule infiorescenze possono assumere tonalità diverse, più rosate o più violacee a cui fanno cornice le foglie tripartite, verde bottiglia, formanti rosette basali, mentre quelle lungo i fusti decrescono a vista d'occhio fino a sparire.


Sorprendentemente curiosi sono i frutti, secchi con guscio legnoso che non si apre a maturità, riuniti in sfere irte di brevi appendici, quasi leggeri piumini svolazzanti, pronti ad attaccarsi ai vestiti per farsi trasportare lontano.

lunedì 26 maggio 2014

Sassifraga a foglie rotonde

(Saxifraga rotundifolia)

(dialettale:  )


La sassifraga a foglie rotonde si presenta già bene appena è germogliata, quando il suo ciuffotto di foglie molli, sovrapposte a formare una rosetta armoniosa, attira lo sguardo per la loro forma a ventaglio, resa aggressiva dalla ordinata dentatura lungo i margini.

Questo portamento iniziale la porta ad essere facilmente individuabile, ma solo se ci si inoltra in vallette ombrose e fresche, percorse da ruscelli e cosparse di pietre.


Da questa verde  base  consistente si protendono fusti ramificati che danno l'impressione di non avere la forza di sostenere  i fiori, distribuiti qua e là in radi gruppi: eppure la loro ridotta dimensione non dovrebbe rappresentare un peso eccessivo.


Se, ad un primo sguardo superficiale, la piccolezza e il biancore dei 5 petali lanceolati fanno pensare  a qualcosa di debole e  malato, osservandoli da vicino si scopre su ciascuno di essi dei punti fermi, ben disposti in formazione geometrica, una specie di distesa di lentiggini, con tonalità  giallastre quelle verso il fondo per poi scurirsi fino al violetto vicino al bordo.

Sembrano far dire alla pianticella: 'Niente mi fermerà, sono così forte da spezzare i sassi'.

mercoledì 21 maggio 2014

Dentaria minore

(Cardamine bulbifera)

(dialettale:   )


Pare impossibile, ma la dentaria minore fa parte della grande famiglia delle Crucifere a cui appartengono i cavoli , i cavolfiori, i broccoli, i rapanelli... e come questi, anche se cresce nei boschi di latifoglie, desidera trattarsi bene, cioè avere a disposizione un terreno ricco di sostanze nutrienti, questo forse anche per supportare la sua precoce apparizione primaverile.


Durante l'inverno la sua forza vitae rimane in un rizoma sotterraneo cosparso di squame triangolari simili a denti, a cui forse fa allusione il suo nome volgare; da esso si sviluppano foglie composte da diversi lobi seghettati, che vanno via via diradandosi fino a diventare semplici nelle vicinanze dell'infiorescenza che svetta al culmine dei fusti.

I fiori, senza ricercatezza, ma freschi ed eleganti, mostrano una disposizione a croce costante, sia nei 4 sepali verde violaceo che nei 4 petali rosati, a forma d'unghia con la punta conficcata nel calice e percorsi da venature più scure. 

Anche 4 stami sono disposti a croce, con altri 2 esterni più corti e sorreggono antere giallastre che circondano un unico stilo semplice.

Probabilmente la fioritura nei primi mesi dell'anno non favorisce la presenza di insetti trasportatori di polline e quindi la pianta s'è munita di altri mezzi riproduttivi: stoloni, cioè fusti striscianti che s'allontanano per fissare nuove radici e bulbilli.


Questi  appaiono come pallini nero violacei lungo lo stelo e posti all'ascella delle foglie, i quali, senza preoccuparsi del domani, risucchiano sostanze nutritive dalla pianta madre, finchè questa cade spossata e muore, mentre essi, ben pasciuti, si lasciano affondare a poco a poco nel suolo, in grado di riprodurre nella successiva primavera una pianta sorella.

martedì 13 maggio 2014

Valeriana trifogliata

(Valeriana tripteris)

(dialettale:   )


Terreni rocciosi, ombreggiati ed umidi, un po' tetri per la presenza di una vegetazione ancora limitata di inizio primavera, possono essere qua e là costellati da graziose e leggere corolle di petali bianchi sfumati di rosa, sostenute da steli rigidi che si dipartono da fusti robusti e striati di un verde rosseggiante.




Questi fiori, dotati di un calice ridotto munito di piccoli denti, importante perchè farà la sua parte quando la pianta s'avvierà a formare il seme, aprono via via 5 petali che s'affollano ricoprendosi lievemente uno con l'altro e sfociando da una base ad imbuto, da cui fuoriescono pochi lunghi stami ed un pistillo, che ingentiliscono queste infiorescenze dapprima arrotondate e poi allargate ad ombrello.



Esse sono deliziosamente sottolineate da foglie sugli steli suddivise in 3 segmenti aguzzi come punte di lancia, seghettate tutt'attorno ai margini e di un intenso verde scuro lievemente polveroso.

Il nome, che ha un che di nobile, significa ' relativo a Valerio', forse il primo fruitore delle proprietà sedative e narcotiche della pianta, il quale risiedeva nella provincia romana Valeria, in Pannonia, dove pare essa abbondasse insieme ad altre varietà.


Perfino ai gatti piace assaggiarla e, inebriandosi di questa droga, diventano un po' folli.

giovedì 8 maggio 2014

Geranio volgare

(Geranium molle)

(dialettale:   )

Il geranio molle, denominato in questo modo per le sue foglie così morbide al tatto da sembrare velluto, addolcisce con la sua presenza i prati asciutti  e i margini sabbiosi delle strade dove cresce facilmente, nonostante l'aridità rappresenti in questi luoghi un costante pericolo.


Ma la pianticella sembra in grado di evitare a lungo i danni da essiccazione utilizzando vari espedienti, tra cui lo sviluppo di una gran quantità di peli lungo i fusti, sulle foglie e sul calice con lo scopo di controllare la temperatura delle foglie, regolando eventuali eccessive perdite d'acqua e riflettendo l'irradiazione solare.

Queste foglie così efficienti, che formano consistenti rosette basali, mostrano una suddivisione complessa in più lobi, ciascuno dei quali ulteriormente dentato o anche profondamente diviso, quasi come un pizzo prezioso.

Dalla parte opposta delle foglie crescono steli dove a gruppi si aprono dei fiori e ciascuno ha 5 sepali sottostanti 5 identici petali  rosei cosparsi di venature più scure che si irradiano dalla base come linee guida per gli insetti, i quali forse sono in grado notare anche dei segni che gli umani possono vedere solo ai raggi ultravioletti.



Al centro del fiore lo stimma è circondato da 10 stami suddivisi in 2 anelli da 5 e alla sua base sono collocati 5 organi che in seguito danno origine ai frutti a 'becco di gru'.

Una volta maturi, si scompongono in 5 porzioni, ciascuna provvista di un lungo filamento il quale,quando i tessuti di seccano e si contraggono, scatta allontanando le singole parti in modo che i semi possano uscire.

Una scatola a scatto con aperture automatiche davvero sorprendente!

venerdì 2 maggio 2014

Pimpinella

(Poterium sanguisorba)

(dialettale: pinpinela)


Lungo i margini sassosi delle strade e in luoghi anche aridi erompono, come spruzzi di una fontana, delle foglie composte, verdi rossastre, che affrontano temerarie anche la brutta stagione, offrendosi alla raccolta di chi ama quest'erba saporita.


Si tratta della sanguisorba, nome che le attribuisce le capacità di un vampiro nell'assorbire il sangue, o pimpinella, così chiamata per il forte aroma che emana, adatto a papille gustative forti.



La robustezza che la rende perenne è dovuta forse alla sua parte sotterranea, che è un grosso rizoma, una specie di lunga radice rubinetto, che sa andare a raccogliere l'acqua anche dove le altre piante conviventi non riescono ad arrivare.

Così si sviluppano degli striati fusti rosseggianti, da cui si dipartono foglioline sempre meno appariscenti, ma in compenso, all'apice, corte infiorescenze simili ad orecchini a palloncino: queste minisfere sono un ammasso di fiori senza petali, con 4 sepali ovali con la punta acuta , verdi e porpora listati di bianco.


Non sono tutti uguali però: quelli in posizione superiore sono femminili e sfoggiano stimmi piumosi rosei o rossi come coccarde disposte a tutto pur di farsi notare; meno vistosi, nella parte centrale sono riuniti i fiori completi di stami e pistilli, forse l'ultima spiaggia per la fecondazione, se i precedenti non sono in grado di procedere alle nozze.

Nella parte inferiore sono disposti i maschili i quali, facendo sporgere dal calice stami lunghi e flessuosi impreziositi da antere dorate ondeggianti ad ogni minimo alito di vento, spargono ovunque il loro pregiato carico di polline.


Forse a questo elegante e fresco aspetto della pimpinella sono dovuti la raccolta e l'uso che fin dall'antichità se ne faceva per diversi scopi medicinali, tra cui: 'Due o tre dei gambi e foglie messi in una tazza di vino sono noti per accelerare gli spiriti, rinfrescare e rallegrare il cuore, e scacciare la malinconia...'.
Chissà se per merito del vino o della pianticella!

giovedì 24 aprile 2014

Aristolochia

(Aristolochia clematitis)

(dialettale:   )


L'aristolochia durante la cattiva stagione se ne sta nascosta nella terra, buona buona, sotto forma di radice rizomatosa che se ne va, strisciando, a scoprire un luogo adatto alla sua comparsa, meglio se fertile e soleggiato.

L'impresa non è facile, visto l'abbandono in cui sono lasciate da anni vaste zone un tempo coltivate, ma non impossibile: ecco allora che fa apparire uno o più fusti flessuosi ed eretti,i quali via via assumono un portamento sarmentoso per potersi appoggiare su altre piante, per questo le è stato assegnato il nome 'clematitis da ' klematis - tralcio'.



Ognuno porta delle foglie delicate, cuoriformi alla base , profondamente incise e ordinatamente disposte in modo alterno così da non ombreggiarsi a vicenda.

All'ascella di ciascuna, disposti a fascetti, sbocciano i fiori giallognoli con vene verdastre e scure su un corto peduncolo: non hanno petali, ma un tubo ricurvo, rigonfio alla base, ristretto più in alto e terminante con un lembo che sembra l'oreccho di un gatto.
Questo non è altro che una specie di imbuto-trappola: il collo è rivestito di peli rivolti verso il basso, mentre nello slargo in fondo gli stigmi femminili sovrastanti maturano prima degli stami maschili.



Un certo tipo di moscerino, attirato anche dall'odore sgradevole, s'introduce in questa camera nuziale restando di fatto imprigionato: così fa da 'facilitatore' delle nozze lasciando cadere il polline preso da altri fiori sugli stili pronti all'incrocio. Soltanto allora i fiori maschili lo impolvereranno di nuovo e cadranno i peli che, come cancelli, lo tenevano bloccato.



Se la fecondazione ha successo, la parte superore del lobo si ripiega in giù, rinchiudendo l'im boccatura; questa forma aveva suggerito agli antichi la somiglianza con un utero e perciò si credeva che facilitasse il parto, come richiama il suo nome da 'aristos e locheia'- ottimo parto'.
Invece, ingannatrice fino in fondo, è una pianta fortemente tossica e nociva agli umani.

venerdì 18 aprile 2014

Noce

(Juglans regia)

(dialettale: nogher)


A fine 1800, il Bazolle nel suo libro 'Il possidente bellunese' spiega che il 'nogher' ama sentire i contadini cantare il rosario, intendendo con ciò che questa pianta ha bisogno di essere presso le case, perchè in questo modo viene concimata: ancora adesso la si incontra di preferenza accanto a dei fabbricati e in genere solitaria o in pochi esemplari.

L'aspetto maestoso della chioma, l'intreccio consistente delle foglie assai ampie, l'altezza ragguardevole, il portamento fiero possono apparire come segni indicatori della sua notevole resistenza, quasi una prepotenza contro gli altri; avendo escogitato un metodo per allontanare i parassiti,  questo l'aiuta a difendersi anche da altre specie vegetali che volessero insediarsi nelle sue vicinanze.

Infatti produce nelle sue foglie dei tannini che poi si depositano nel terreno rendendolo poco abitabile, pare anche agli umani, tanto che si dice ancor oggi che non è conveniente dormire all'ombra di un noce.perchè potrebbe far ammalare.


Abbastanza ingombrante, quasi egoista quindi, ma, come sempre, accanto ai difetti presenta anche i pregi: il più 'gustoso' consiste nei suoi frutti, così buoni da essere stati un tempo consacrati a Giove, il padre degli dei, tanto che nella classificazione botanica il noce è detto 'juglans regia ', 'ghianda di Giove'.

Ambivalente è anche il significato che gli viene attribuito: ha legami con il mondo infernale perchè prediletto da streghe e demoni che gli danzano attorno, ma anche con la grande Madre, portatrice di fortuna e prosperità.


Doppi pure i fiori, senza petali, sulla stessa pianta: i maschili, 6 tepali bruno verdastri, ricchi di stami, sono disposti in file ordinate su strutture pendule che si preparano già nel corso dell'anno precedente accanto alla cicatrice che ogni foglia cadendo lascia; i femminili, solitari o a coppie, appaiono all'apice dei germogli nuovi e l'ovario deriva da 2 foglie affacciate l'una contro l'altra.


Ciò può essere riconosciuto osservando il guscio della noce matura che si divide in 2 metà simmetriche somiglianti a barchette dentro cui  se ne sta adagiato il gheriglio, simile al cervello umano e per questo ritenuto capace di curare le malattie e le turbe mentali.

mercoledì 9 aprile 2014

Gigaro scuro

(Arum maculatum)

(dialettale:   )


Se, nei mesi primaverili, cammini lungo delle siepi fresche ed ombrose dal lato nord, puoi vedere ciuffi folti di foglie di un bel verde talora maculato di bianco o di bruno tra cui ce n'è una più chiara, la quale, invece di disporsi orizzontalmente rispetto al terreno, s'innalza diritta verso il cielo: non sempre arrivi ad immaginare che il suo compito è diverso.

Aggirando le piante in direzione sud, scopri che questo cartoccio arrotondato contiene, custodisce e protegge una spiga grossa e carnosa, una specie di clava violacea, chiamata anche, nei paesi anglosassoni, ' pene del cuculo'.

La sua funzione è quella di richiamo degli insetti per mezzo dell'odore acre e nauseante che emana e per il colore vistoso; invece i veri fiori sono alloggiati nella parte inferiore dell'asse carnoso e disposti a strati: prima dei fiori sterili a forma di filamenti rivolti verso il basso, posti proprio dove la spata si restringe, seguiti da fiori maschili, da altri fiori sterili e infine dai femminili, tutti quanti piuttosto minuscoli ed indifferenziati nelle loro parti.

All'interno di questa camera, quando maturano gli stami, la temperatura si alza anche di diversi gradi rispetto a quella esterna, da cui il nome il nome della pianta 'arum- calore'; ne godono gli insetti, i quali scivolando lungo le lisce pareti della spata, sono precipitati tra i fiori con i peli disposti in senso contrario all'uscita. Così, senza poter risalire, inquieti s'aggirano senza trovare vie d'uscita  e nel loro folle volo si prestano ad impollinare i fiori femminili che fioriscono per primi.

La pianta aprirà le porte della loro prigione facendo appassire i fiori più in alto solo quando saranno ben imbrattati del polline dei suoi fiori maschili e sazi potranno volarsene via, pronti a visitare un altro gigaro in diversa fase di maturazione.

Mirabile esempio di inganno a lieto fine per tutti.




mercoledì 2 aprile 2014

Colombina cava

(Corydalis bulbosa)

(dialettale...)


Quanta confusione per denominare questa pianticella che mette in mostra tutta la sua fragrante levità appena sciolta l'ultima neve, per poi rapidamente scomparire fino all'annata successiva: infatti il suo nome volgare è colombina, ma il nome generico fa riferimento ad un altro uccello, 'corydallis- allodola coronata'.

Pare che sia stata la singolare struttura della corolla che la fa assomigliare alla cresta piumata dell'allodola o anche allo sperone della zampa di questo uccello a far decidere per questa denominazione.


I fiori, riuniti in grappoli terminali sull'unico fusto, mostrano un andamento orizzontale e danno l'idea quasi che ognuno contrasti con il vicino per trovare lo spazio dove sistemare  il petalo superiore che s'allunga in un lungo sperone ricurvo e che sovrasta un petalo inferiore che sembra un labbro sporgente; ai lati altri due alati tappano le fessure.

Tinte bianche, crema, rosa, rosse s'intonano perfettamene con il tessuto verde azzurro del fogliame leggero perchè composto di poche foglie irregolarmente suddivise in più lobi di consistenza quasi vitrea.


Da queste cornucopie protese in avanti spuntano 2 stami, la cui caratteristica è di produrre un polline autosterile, in modo da non correre rischi di autofecondazione e uno stilo filiforme che s'augura l'arrivo di api con polline idoneo all'incrocio.

Il tutto trae la sua origine da un bulbo cavo che gli umani antichi avevano scoperto essere in grado di secernere sostanze utili a mitigare il senso del dolore, da utilizzare come anestetico o calmante, anche se con possibili e pericolosi effetti allucinogeni.

mercoledì 5 marzo 2014

Crescione primaticcio

(Cardamine hirsuta)

(dialettale:  )


Al crescione primaticcio va davvero a genio l'inverno durante il quale incrementa notevolmente la sua presenza, in genere nei terreni a nuda terra lasciati a riposo, disponendo fitte fitte delle rosette di foglie, in modo tale che il tutto appare come una densa stuoia.


Ogni ciuffo assume una forma arrotondata e lievemente convessa perché i gambi violacei, che s'estendono uno accanto all'altro in cerchio, s'arcuano tenendo sollevate le foglioline rotondeggianti disposte in un numero variabile di coppie, mentre un' unica foglia di maggiore dimensione chiude all'apice ognuna di queste ordinate ed eleganti sfilate.

Dal centro, direttamente dal punto dove la sottile radichetta a fittone s'immerge, s'innalzano numerosi fusti quasi spogli, ma impegnati a reggere alla loro sommità dei fiori che si aprono se splende il sole a mostrare le corolle con 4 petali solcati da leggere nervature e disposti in croce.


La fioritura continua a lungo e convive con i frutti, lunghe silique ben erette che superano del tutto questa specie di chignon vegetale, simili alle 'gusele' che molto tempo fa le spose, nel giorno delle nozze, usavano per ornare i capelli.


Alla fine l'insieme delle infiorescenze diventerà una completa testa di semi, pronti a disperdersi con l'esplosiva spinta ottenuta dall'apertura a scatto delle valve del loro involucro.

E forse non a caso, nei tempi andati, il succo ottenuto spremendo questa pianta da fresca era un rimedio per curare la perdita dei capelli e le sue tenere foglie arricchivano il pasto, rendendolo pepato se usate crude.

mercoledì 26 febbraio 2014

Farfaraccio bianco

(Petasites albus)

(dialettale: slavaza)


La neve si disfa rapidamente, il terreno disgela e il suo colore scuro che assorbe i raggi solari ne facilita il riscaldamento: e qualcuno là sotto sente prima di molti altri questo richiamo e nelle vicinanze di rigagnoli e torrenti, dove i rami dei faggi lasciano filtrare la luce, i rizomi sotterranei del farfaraccio cominciano a 'scaldare i motori'.


In un battibaleno le sostanze di riserva conservate in questi organi riprendono a circolare e l'energia è tale che ognuno fa letteralmente schizzare fuori la parte più importante di sé, dei fiori che sembrano sfidare questo tempo instabile con la loro fragile delicatezza.

Delle brattee lanceolate, che si ripiegano in punta, si ergono a difesa dei boccioli raggruppati in racemi arrotondati, un insieme di teste neonate simili ad una cucciolata bisognosa della protezione materna.


A poco a poco questi peduncoli si distanziano, mostrando squame fitte di un pallido verde, le quali avvolgono i veri fiori, che aprono a turno le bianche corolle a tubo, coraggiose avanguardie del poderoso esercito di fiori primaverili.

La zona esterna del ricettacolo è quella che per prima si ritrova vestita da similstelle a 5 punte, con 5 stami ed un vistosissimo stilo quasi lattiginoso che si sporge abbondantemente, quasi stupito di tanta avventatezza.


Al momento della maturazione diventeranno dei pappi, veri piumini di lana d'argento formati da peli molli e lunghi che faranno risaltare le grandi e scure foglie ad ombrella che han voluto lasciare ai fiori l'onore della prima apparizione. 

lunedì 17 febbraio 2014

Ontano

(Alnus glutinosa e incana)

(dialettale: arnér)

Ontano  bianco o nero? Nella stagione invernale la risposta non può essere immediata perché le foglie, che ne aiuterebbero l'identificazione, sono ai suoi piedi sotto forma di tappeto occultato da un leggero strato nevoso.

Ma sia l'uno che l'altro, in genere con aspetto arbustivo, crescono  nelle vicinanze di ambienti periodicamente inondati o paludosi e mostrano grigiastri rami contorti, quasi braccia vegetali snodate che sembrano voler afferrare chi passa loro accanto.


Allo stesso modo precocemente ostentano gruppi di 3-5 amenti maschili bruno violacei, i quali sono spuntati a novembre ed a gennaio sono diventati allungate collane composte da un gran numero di minuscoli fiori con antere gialle sui loro 4 stami.

Invece, come s'addice alle femmine, molto più modesti sono i fiori di questo tipo, simili ad ovetti abbarbicati ad un altro ramoscello di solito posto più in alto rispetto agli amenti dello stesso ramo.


Lentamente s'ingrosseranno dando origine ad un panciuto frutto, chiamato strobilo, una struttura formata da brattee legnose ospitanti piccoli semi con strette ali, i quali continueranno a soggiornare sulla pianta fino allo svilupparsi delle foglie nuove dell'anno successivo, come se fossero riluttanti ad abbandonare la pianta madre.

Sarebbe bello credere che fosse veramente così e forse è proprio per questo che l'ontano rappresenta il simbolo dei sentimenti che non muoiono; più prosaicamente deve questo riconoscimento al fatto che il suo legno resiste per molto tempo se posto nell'acqua e così fu utilizzato dagli umani fin dal lontano tempo delle palafitte.

lunedì 10 febbraio 2014

Tremella

(Tremella mesenterica)

(dialettale   )

Non c'è verso: Giove Pluvio deve aver scelto di mostrare tutta la sua capacità come fornitore d'acqua stando proprio sopra il nostro territorio, il quale, inzuppato fino al midollo, appare incerto se dar spazio alla rinascita primaverile o continuare a pavoneggiarsi in tutte le tonalità di un desolato grigio autunnale.

Ma in tanta triste sobrietà, una forma davvero strana, quasi una deforme escrescenza sembra accendersi e richiamare l'attenzione con una specie di tremolio giallastro: è una pianta senza radici, fusto, foglie e fiori, non autosufficiente dal punto di vista alimentare: il fungo tremella mesenterica.


Abbraccia con le sue gialle membrane simili alle anse dell'intestino rami e fusti in decomposizione o quasi, apparendo come un soufflé dalla consistenza gelatinosa talmente trasparente che in certi punti sembra attraversato dalla luce.

E quasi aspetti che da un momento all'altro s'accresca, esploda come il sole quando erutta.


Invece non ama il caldo e l'asciutto,  solo una consistente umidità lo induce a svilupparsi sfruttando la presenza di altri funghi che, per la sua presenza soffocante, sono costretti a bloccarsi nel loro sviluppo, restando nascosti tra il legno e questo organismo inquietante.

Man mano che invecchia si scolora, poiché si ricopre di spore biancastre che riformeranno il micelio: questo vivrà immerso nel terreno e, non vedendolo, non si pensa mai alla sua esistenza fin quando, trionfante, farà di nuovo brillare il suo strano vestito.